Saviano, un brano da 'La paranza dei bambini'
Per gentile concessione di Saviano e Feltrinelli
- Per gentile concessione di Saviano e Feltrinelli
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Per gentile concessione pubblichiamo un brano del nuovo romanzo di Roberto Saviano, 'La paranza dei bambini' (Copyright ¸ 2016, Roberto Saviano All rights reserved ¸ Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Prima edizione in "Narratori" novembre 2016).
"Forcella è materia di Storia. Materia di carne secolare.
Materia viva.
Sta lì, nelle rughe dei vicoli che la segnano come una faccia sbattuta dal vento, il senso di quel nome. Forcella. Una andata e una biforcazione. Un'incognita, che ti segnala sempre da dove partire, ma mai dove si arriva, e se si arriva. Una strada simbolo. Di morte e resurrezione. Ti accoglie con il ritratto immenso di san Gennaro dipinto su un muro, che dalla facciata di una casa ti osserva entrare, e con i suoi occhi che tutto comprendono ti ricorda che non è mai tardi per risollevarsi, che la distruzione, come la lava, si può fermare.
Forcella è una storia di ripartenze. Di città nuove su città vecchie, e di città nuove che diventavano vecchie. Di città chiassose e brulicanti, fatte di tufo e piperno. Pietre che hanno eretto ogni muro, tracciato ogni strada, modificato tutto, anche le persone che con questi materiali hanno sempre lavorato.
Anzi, coltivato. Perché si dice che il piperno si coltiva, come fosse un filare di viti da innaffiare. Pietre che si stanno esaurendo, perché coltivare la pietra significa consumarla.
A Forcella anche le pietre sono vive, anche loro respirano.
I palazzi sono attaccati ai palazzi, i balconi si baciano davvero a Forcella. E con passione. Anche quando ci passa in mezzo una strada. E se non sono i fili del bucato che li tengono uniti, sono le voci che si stringono la mano, che si chiamano per dirsi che quello che passa sotto non è asfalto ma un fiume attraversato da ponti invisibili.
Ogni volta che Nicolas a Forcella passava davanti al Cippo provava la stessa allegria. Si ricordava di quando, due anni prima, ma parevano secoli, erano andati a rubare l'albero di Natale in galleria Umberto e lo avevano portato lì, dritto dritto, con tutte le sue palline lucenti, che lucenti non erano più dato che non c'era corrente ad alimentarle. Così si era fatto notare da Letizia, che uscendo di casa la mattina dell'Antivigilia e voltando l'angolo aveva visto apparire la punta, come in quelle fiabe in cui semini la sera e quando il sole sorge, oplà, ecco che è cresciuto un albero che tocca il cielo. Quel giorno lei l'aveva baciato".
(ANSA).