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Le esemplari vite minuscole di Michon

Esistenze normali in cui ritrovare qualcosa per rispecchiarsi

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  • Esistenze normali in cui ritrovare qualcosa per rispecchiarsi
  • (ANSA) - ROMA, 8 NOV - PIERRE MICHON, 'VITE MINUSCOLE' (ADELPHI, pp. 204 - 18,00 euro - traduzione di Leopoldo Carra) Come ben sappiamo più la letteratura, con la lente della poesia, indaga il minuscolo, ricostruisce, svela psicologie, rivela scoperte, più questo minuscolo diventa grande e esemplare, acquista valore universale e parla a tutti i lettori.
        Così accade per le vite, appunto minuscole, narrate da Pierre Michon, autore da noi praticamente sconosciuto e di cui Adelphi pubblica il libro più significativo a oltre 30 anni dalla sua uscita in Francia, dove divenne subito un caso.
        Sono vite in cui l'autore si cala, che abita e racconta mettendosi in gioco, come per rispecchiarsi in esse e trovarvi se stesso, come ogni lettore vi ritroverà qualcosa di sé. E lo fa con una lingua ricca e letterariamente intarsiata, densa e dal ritmo intenso della cui ottima resa in italiano bisogna dar lode al traduttore Loepoldo Carra, che non ci fa perdere nemmeno una piega del racconto e delle notazioni, dei dialoghi, delle citazioni di Michon. Lo scrittore torna alle proprie origini, il giorno in cui si è ormai riscattato da quel mondo di miserie, è un intellettuale grazie all'amore per le storie e i libri che gli aveva trasmesso la madre, maestra lasciata sola dal marito a crescere il figlio.
        Queste vite sono, nel loro piccolo, narrazioni romanzesche essenziali, che messe tutte assieme vanno a formare se non un unico romanzo, certo un affresco di una società semplice contadina, di quel mondo degli esclusi che è quello da cui viene lo stesso Michon e ce ne restituisce il senso, la forza di punto di riferimento, come quel povero Pere Foucault incontrato in ospedale, povero analfabeta che rifiuta cure per il cancro che lo sta uccidendo lasciandosi morire: "Era più scrittore di me: all'assenza della lettera, preferiva la morte". E così tutti questi personaggi, le cui storie sono dedicate da Michon alla propria madre, sono segnati dalla fatalità, dai fatti e dal senso del tragico che deriva da quel sacrificio che è l'esistenza. All'origine ci sono due figure esemplari, la nonna materna e il padre, e c'è una scatola di latta da cui l'anziana donna estrae per il nipote oggetti e foto cui collega storie meravigliose e inquietanti. Poi ci saranno i nonni paterni, accanto al povero Foucault, a un contadino che inventa le vicende del proprio figlio di cui non sa più nulla, André Duforneau che fuggirà in Africa per far fortuna e la farà sino ad essere ucciso da coloro che ha sfruttato per arricchirsi, un povero prete di campagna, padre Bandy, che affoga nell'alcol non si sa quali intimi dolori o dubbi, anche lui, un po' come tutti gli altri, ognuno a suo modo, come in fuga dalla vita. E accanto ai personaggi principali, tanti altri, colti più di sfuggita, ma non meno significativi, fidanzate, compagni di collegio, momentanei compagni di sventura. Sono vite perdute che vengono riesumate e tornano a vivere con forza icastica, come i poveri morti delle lapidi del cimitero di Spoon River. (ANSA).